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Venti aziende nel giro del re della movida

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REGGIO EMILIA. Reggio, Bologna, Milano, Parma, Lisbona, Roma. Ecco le tappe dell’ascesa economica di Luigi Predieri, 55enne reggiano arrestato per associazione a delinquere nell’ambito dell’operazione “Last Drink”. Secondo gli inquirenti, avrebbe guidato un gruppo che acquisiva realtà imprenditoriali dissestate per massimizzare i profitti a danni dei creditori e dedicarsi alla movida. Nel circuito rientrerebbero numerosi lavoratori delle oltre venti aziende in cui appare il suo nome come amministratore unico, socio unico o accomandatario, procuratore speciale, preposto o liquidatore.

L’avvocato Gabriella Cassibba rappresenta un gruppo di dipendenti che vuole recuperare circa 10mila euro da una delle ditte in questione. «Erano aziende che duravano circa un anno – spiega il legale – e poi chiudevano, con i lavoratori che si dovevano spostare da un’azienda all’altra. Speriamo di recuperare i crediti, perché se la Procura di Modena dovesse sequestrare tutti i beni sarebbe un problema».

L’operazione è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Modena. Sono serviti circa dodici mesi per porre insieme le tessere di un puzzle intricato.

Le città sono tante, come i settori coinvolti. Inoltre, le indagini dei finanzieri hanno rilevato un sistema di prestanome legati al reggiano. Dalle carte della Camera di Commercio emerge che Predieri diventa nel 2001 procuratore speciale di una ditta di San Giovanni in Persiceto (Bologna) specializzata in materiali edili all’ingrosso. Dopo poco più di un anno, l’impresa viene cancellata. 

Torna nella città del Tricolore, dove è attivo in due ditte che si occupano rispettivamente di commercio al dettaglio d i carni e ancora materiali edili. Di entrambe è amministratore unico prima della revoca dell’incarico. Nel 2005 diviene socio accomandatario di un’attività di consulenza imprenditoriale. È una delle dieci cariche che conserva, secondo i documenti, a fronte dei 13 incarichi a cui rinuncia.

Nel 2011 è poi attivo a: Parma, in cui è amministratore unico di un’impresa (poi cancellata) di trasporti; Bologna, in cui torna al commercio di macchinari (come socio unico); Lisbona. Nella capitale portoghese, in cui prende la residenza, sbarca con un’agenzia di viaggio e fa rivivere due anni dopo un’azienda di locazione, di cui è amministratore unico (sempre nel 2013) a Milano prima della cancellazione della stessa in Italia.

Quell’anno diviene amministratore unico di altre quattro aziende, di cui due a Reggio. Se ne trovano due nuove nel 2014 (sempre nella nostra città) e quattro nel 2015, quando le attività si concentrano nella Capitale. Due anni fa svolge anche due incarichi da liquidatore ed è socio unico di un’azienda romana, poi cancellata anch’essa dal registro specifico delle imprese.

I suoi movimenti avrebbero permesso a lui e al gruppo, per la Finanza, di avere una sorta di bancomat per incassare patrimoni fino a 100 milioni di euro (di cui gran parte per imposte non pagate), ottenere crediti commerciali e finanziamenti bancari, acquisire macchinari e competenze da cedere ad aziende amiche a bassi prezzi.

Fonte: Gazzetta di Reggio

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